VITA
Bergson nasce a Parigi e studia insieme a Boutroux. Vince il premio Nobel per la letteratura. È di origine ebraica, ma si avvicina al cattolicesimo anche se decide di non convertirsi più di fronte all’evento del nazismo. Proclama la volontà di restare a fianco a coloro che erano perseguitati.
CRITICA AL POSITIVISMO
Egli rappresenta una reazione al positivismo, in quanto contrappone ai dati di fatto dei positivisti, i dati immediati della coscienza. Bergson critica il positivismo, perché centra la sua filosofia sulla scienza come unico approccio alla realtà. Bergson affermò che la scienza è insufficiente per comprendere la realtà e, per questo, c’è bisogno anche della filosofia che collabori con la scienza e che non si opponga con essa. Quindi si serve della scienza per comprendere i dati e poi raggiunge la metafisica. Mentre la scienza riguarda solo la realtà in modo superficiale, la metafisica la analizza al suo interno. Quindi è possibile abbinare alla scienza il concetto di relatività e di analisi, mentre alla metafisica affidiamo il concetto di assoluto e intuizione.
UOMO
Attraverso la scienza e l’intelligenza, l’uomo ha manipolato il mondo, fabbricando oggetti e macchine e diventando lui stesso una macchina. Nel corso degli anni la figura dell’uomo si è impoverita e la sua coscienza era passiva. È per questo motivo che Bergson parla di supplemento d'anima, di quello slancio vitale che serve alla coscienza. Gli uomini-oggetto dovevano tornare alla vita.
TEMPO
Punto focale dello studio di Bergson è quello svolto sul tempo. Egli individua due tempi: il tempo della scienza e il tempo della coscienza. La prima quantitativa e l’altra qualitativa. Il tempo della scienza è specializzato, ovvero è la rappresentazione della successione degli istanti. Esso può essere misurato in un certo intervallo (uso dell’orologio). Il tempo della coscienza è il vissuto. Rappresenta il flusso continuo degli stati di coscienza, percezioni, idee, sentimenti e ricordo che si fondono.
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