Per Weber la sociologia ha per oggetto i modi dell'agire individuale, che si evolvono e si modificano nel corso della storia. Sostiene che le scienze storico-sociali sono definite dall'atteggiamento dello scienziato che deve essere neutrale, non deve giudicare i fenomeni sociali sulla base delle idee e dei preconcetti ma il dovere del ricercatore ha il dovere di vedere la verità dei fatti mettendo da parte i propri punti di vista e cercare di comprendere in modo oggettivo la realtà che lo circonda (avalutatività) ma è perfettamente consapevole che la realtà assoluta non esista. Fa una distinzione tra giudizio di valore, ovvero la presa di posizione valutativa del ricercatore nei confronti della realtà che sta analizzando il suo giudizio di approvare è dettato da motivi di carattere etico politico.
ritiene che la sua filosofia sia l'integrazione di quella kantiana; egli vede la via d'accesso al noumeno che Kant aveva precluso. Non potremmo uscire dal mondo fenomenico, se fossimo soltanto "una testa d'angelo alata senza corpo", ma essendo sia rappresentazione sia corpo non ci vediamo solo dal di fuori, ma anche dal di dentro. In questo modo ci si rende conto che la cosa in sé di noi stessi è la volontà di vivere. Più che conoscenza e intelletto, noi siamo, per Schopenhauer, vita e volontà di vivere, cioè un impulso irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire, e il nostro corpo è la manifestazione esteriore dei nostri desideri interiori, l'apparato digerente è la manifestazione della volontà di nutrirsi. Il titolo della sua opera maggiore, deriva proprio dal fatto che il mondo fenomenico è il modo in cui la volontà si rende visibile. Per analogia, la volontà di vivere è l'essenza di tutte le cose, la cosa in sé dell'universo, poiché questa
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